Diario del film. Love (2015) – Gaspar Noé

Incentrato sull’amore viscerale tra Murphy ed Electra, il film è un’analisi e insieme un’ode dell’amore indagato nella sua tridimensionalità e pienezza. La storia è raccontata sostanzialmente a ritroso attraverso un uso ordinato (all’inverso) del flashback, partendo dall’evento conclusivo come scatenante (il probabile suicidio di Electra), fino ad arrivare al momento iniziale della prima notte d’amore (e la chiusa visiva è su un piramidale, fotograficamente ordinato, abbraccio tra i due amanti: la fotografia è infatti molto interessante, il gioco delle luci molto calibrato sul giallo e sul senape, le inquadrature, forte la centralità della stanza da letto, quasi sempre dall’alto). E l’amore, che, come dice Murphy, è interessante quando è sesso più sentimento, è la spinta propulsiva di ogni azione (l’attrazione carnale, la sofferenza sentimentale, la riproduzione): non, però, nel senso ariostesco di magia che mette in disordine, quanto di – anche cruda, comunque dirompente – animalità allo stato vivo, non filosofizzata, dell’aggrovigliarsi quasi patologico dei corpi. L’incontro col trans, le orge (Noé non vela: è tutto esplicito, e in questo è la bellezza del film), sono la testimonianza di una sessualità totale, che permea tutte le definizioni dell’uomo in quanto animale e in quanto coscienza.