LOL e Una pezza di Lundini: post-ironie opposte e psicologie dei guardanti

Consideriamo che entrambi hanno un taglio post-ironico – che è poi grossomodo l’indirizzo sempre più seguito dall’intero mondo memetico; un’efficacia sempre più contestuale e sempre meno testuale. LOL e Una pezza di Lundini sfruttano perciò un meccanismo simile, il “non fa ridere” come situazione paradossale (e mi sembra inevitabile pensare qui all’anti-humor di Kaufman).

Io credo lo facciano, però, in modo diverso e anzi opposto: LOL si fonda sul guardante che gode della propria superiorità rispetto al guardato (lui può ridere e i partecipanti no); Lundini pone il guardante nella condizione di non sapere come indossare (quindi non sa se ridere o no) la propria inferiorità rispetto al guardato (non sa quello che gli attori sanno, cioè se l’evento è serio o faceto).

Ancora, eliminando le risate di sottofondo, diluendo il pubblico fino alla propria parodia, Lundini – come Kaufman – lascia lo spettatore completamente abbandonato a se stesso nel percorso di interpretazione del contesto, lo pone di fronte a un vuoto; LOL, al contrario, proponendo degli spettatori interni al programma e quindi delle figure in cui lo spettatore esterno può immedesimarsi, non fa altro che rendere digeribile quel vuoto, offrendo, seppure in forma indiretta, le chiavi di interpretazione del contesto – dunque del suo consumo comico.

Lundini attiva processi gnoseologici; LOL è la castrazione dell’attore in favore del voyeurismo dello spettatore.