Breve nota sullo sperimentalismo tecnico nel cinema delle origini

Ciò che mi ha sempre affascinato del cinema delle origini, è la stretta connessione tra l’opera creativa e l’esperimento tecnico-scientifico.

In certi casi, l’impulso all’innovazione tecnica – è del resto il cinema figlio di un tardo positivismo – arriva a essere addirittura tematizzato: Grandma’s reading glass (1900) ad esempio, che inventa la soggettiva grazie allo sguardo attraverso la lente d’ingrandimento. L’occhio umano in quel contesto non può che muoversi in maniera innaturale, mostrare l’artificio della tecnica. Vengono presto in mente altri due casi famosi di incontro-scontro tra il mezzo tecnico e il corpo umano: il razzo che stupra il volto antropomorfico della luna in Voyage dans la lune (1902), il cameraman che scompare nella bocca del protagonista in The big swallow (1901).

Non sono solo tre film che in sette anni massimo dai Lumière hanno già inventato la soggettiva, la metafinzione e il cinema fantastico. È uno spirito, mi pare, e un fecondo problema, che il cinema classico all’americana, col suo tabù della quarta parete, farà sparire quasi del tutto.