Per me, uno dei film più belli di sempre.
Un incredibile Volonté interpreta un pezzo grosso della polizia che, spinto da una situazione di gelosia, o meglio, di presa in giro, da parte dell’amante prostituta, arriva a ucciderla. Vuole però, con questo omicidio, provare la propria insospettabilità: lascia tracce di sé in tutto l’appartamento, ma nonostante questo nessuno arriva a denunciarlo, per paura o per incredulità. E il suo lavoro è grossomodo quello di una ermeneutica surreale: ricostruire le tracce, interpretandole da poliziotto, che lui stesso ha lasciato da criminale, sfaldando e costruendo allo stesso tempo: l’azione anzi è proprio data sul crinale del gesto, dove ogni atto compiuto è insieme di segno positivo (per l’indagine) e negativo (per il depistaggio) e si annulla così nell’assurdità stessa del potere, nella labilità e nell’auto-annullamento della sovrapposizione del giusto al legale, dell’origine dei due legata l’una a quella dell’altro.
Il gioco è tutto fondato sulla capacità insieme logorante e promuovente del potere: il protagonista è un dissociato a causa del potere ottenuto grazie al successo in polizia (lui stesso arriva a dire di non sapere se confessare il crimine o nasconderlo, e le sue azioni si muovono ora in uno ora nell’altro senso); ma allo stesso tempo può permettersi il lusso di questo sottile delirante gioco grazie all’autorità acquisita (sia professionale che caratteriale, dato il suo carisma) che lo rende necessariamente al di sopra di ogni sospetto. Il giudizio kafkianamente insindacabile della legge (e una citazione di Kafka è infatti l’epigrafe del film) rimane oscuro e indiagnosticabile, impone una teoria inamovibile del giusto anche di fronte alla menzogna e alla liquidità della psicologia umana. Questo potere è tanto radicato che il percorso del protagonista si chiude con un interrogatorio per assurdo dove gli altri capi della polizia spingono il protagonista interrogato non a confessare il proprio delitto (come lui nell’ultima fase vuole) ma a confessare la propria innocenza.
