O alienati o smarriti

Si esiste sostanzialmente in due modi: o alienati o smarriti.

Lo smarrimento è l’a parte, la follia, la lucidità cieca, l’«auto-spavento» (C.B.), il Grand Canyon, la lite, la pre-occupazione e dis-occupazione, la sottrazione, la voragine, la verità, il fondale, le occhiaie, l’affogamento nel linguaggio, la complicazione, il contraddittorio, Munch, l’infestazione, lo iato.
L’alienazione è il davanti, il normale, la lucidità vedente, l’auto-convinzione, via del Corso, l’occupazione, l’addizione, l’asfalto, la menzogna, la superficie, le palpebre, l’indifferenza al linguaggio, la semplificazione, il pacifico, il contratto, l’insetticida, il dittongo.

Smarrirsi, impazzire è certamente terrore. Una cosa che non si insegna. Ma il fatto è che s’impazzisce nella propria pelle, mentre ci si aliena nella pelle di un altro, dell’Altro che io sono e che però non vedo all’interno della lucidissima cecità dell’auto-convincermi vero alla società – una cosa, a pensarci, ripugnante.
Chiaramente noi tendiamo in massa all’alienazione (perché questa, sì, è una cosa che si insegna) – il problema è giustificarla, farla diventare morale.
Io ad esempio una volta disalienato vorrei provare a smarrirmi.