Pazzia e impero

Un errore è pensare che Putin sia pazzo. È sempre rischioso interpretare la storia secondo l’opposizione tra sano e patologico, perché l’essere sano è solamente un essere sottomesso ben nascosto (cioè, per l’Europa, l’essere parte dell’espansionismo americano). L’Ucraina non è uno stato sovrano perché non esistono stati sovrani: solo protettorati più o meno espliciti, che un potere trattiene scegliendo o l’artificio mediatico rassicurante o la magnificenza del dittatore-protettore.

Il comportamento di Putin si spiega invece indagandolo razionalmente e materialmente, anche quando chiama in causa il nucleare: il suo è un imperialismo nazionalista che cavalca la nostalgia sovietica come strumento di autolegittimazione simbolica, ha precisi obiettivi e precisi avversari, che hanno a loro volta precisi obiettivi e precisi avversari.

Dunque da una parte c’è il capitale, che fa leva sull’idea che essere liberi sia essere liberi di comprare qualcosa, e ci fa immaginare il mondo come un’opposizione tra fortunati e sfortunati (che sono lontani da noi e possono essere bombardati); dall’altra un’autorità che arruola attraverso la ritualità, l’adesione personale al potere (e cioè, letteralmente, un fascismo).
Leggo in giro che la posizione “né né” sarebbe banale; e invece secondo me è l’unica opposizione che ci appartiene. Le guerre tra imperi, le guerre tra nazioni non ci riguardano perché la nostra “nazione” è una sola, internazionale, la stessa degli sfollati ucraini; e cioè la classe proletaria.