Ogni celebrazione è un’usurpazione, un costruire la tomba e poi trafugarla.
Perciò, oggi che ne è la “giornata mondiale”, lasciamo da parte gli altari e usurpiamola e basta, ‘sta poesia.
Qui sotto trovate un testo: ho preso alcuni versi di Luzi e poi alcuni tormentoni pubblicitari degli anni zero; quindi li ho spezzettati e mescolati.
Vi sfido a distinguere tutti i sintagmi di Luzi da quelli di anonimi copywriter di vent’anni fa:
Non temere di aprir bocca: nulla
di ciò che accade e non ha volto avverte
un certo languorino. Apparire e sparire
è una chimera e io non ci vedo più
dalla fame, da una febbrile trasparenza d’astri.
Cosa vuoi di più dalla vita? Le immagini
possibili di me, l’antico vaso, questa felicità
promessa o data andava portata in salvo.
O la notte o la neve; cinque minuti,
solo cinque, mentre la via s’accende:
nel più alto punto, e a te piace
vincere facile, io conto le ore lentissime
a passare. La notte lava la mente e arriva
«a fresh air explosion».
