Non so. Festeggerò le tracce della prima prova solo quando troverò qualcosa del tipo “Perché il figlio di Berlusconi ha dieci yacht e tu no?”
Per il resto mi sembra che anche le proposte di quest’anno si appiattiscano sui feticci tipici del pensiero sociologico scolastico – razzismo, cambiamento climatico, tecnologia… – e su un civismo generico che stimola, da quei feticci, al massimo una artificiosa e autoassolutoria distinzione tra bene e male.
Non può esserci esercizio di ragionamento complesso – quale la prima prova dovrebbe essere – senza una cultura della complessità affermata con costanza. Così come non può svilupparsi pensiero politico in uno spazio forzatamente depoliticizzato: qui l’impegno è solo apparente; rituale celebrativo della più che innocua “educazione civica”, cultura senza ossa.
