Adesso immagino il consumismo come un datore di lavoro, un datore di lavoro invisibile simile a quello di Glovo o Deliveroo: ci assume, ci dà delle coordinate tramite un algoritmo e assegna come mansione quella di acquistare. Questo lavoro ci impegna a ogni ora. Non solo: ci piace, perché ci permette di ordinare degli oggetti che arrivano ben impacchettati in cartone robusto. Psicologicamente, risolta la questione lavoro, abbiamo risolto la paura di non avere posto del mondo e quella di sentire l’urto della vita se rimaniamo inoperosi. Da questa prospettiva, che presa può avere su di noi essere chiamati alle urne, mettiamo, un 25 settembre? Che presa può avere l’idea di modificare qualcosa se sono assunto, impegnato, sazio? La generale sfiducia verso le elezioni è tale perché la partita – la partita politica, proprio – si svolge altrove.
