Astrologia illuminista

Leggo su Twitter un dibattito a partire da alcuni articoli di Repubblica e Corriere sull’astrologia: quest’ultima, contro gli articoli, è sottolineata come segnale della degenerazione antilluministica dei nostri tempi.

Ora, da un po’ di tempo anche io mi interrogo sul ritorno della moda dell’astrologia: mi interessa perché dice molto, contemporaneamente, su come si sta configurando il rapporto tra individuo e scienza e quello tra individuo e religione. Mi trovo anche d’accordo, in linea di massima, nel considerare in opposizione astrologia – leggasi: superstizione – e illuminismo – leggasi razionalità e scienza.

Tuttavia l’applicazione sistematica di questa opposizione mi sembra trascurare, tanto per l’astrologia quanto per l’illuminismo, la struttura economica – e perciò semplificare l’opposizione.
Mi spiego. Se “in vitro” illuminismo e astrologia si oppongono, più complicato mi sembra affermare questo alla luce della società odierna, dove notiamo innanzitutto che l’astrologia – e simili: pietre preziose, e così via – va molto di moda anche nel mondo hipster progressista, e ne influenza abbondantemente l’estetica.

Premessa: non ho niente contro l’astrologia in sé, anche se non la frequento. Quello che voglio dire è che nel 2021 illuminismo e astrologia mi sembrano possano trovarsi facilmente sullo stesso fronte.
Occorre tenere presente infatti che:
1) l’illuminismo è l’ideologia di una precisa classe sociale – quella borghese; per quanto ne possiamo (dobbiamo) difendere molti meriti storici (riguardanti il diritto, in primis, e ovviamente), non possiamo (non dobbiamo) dimenticare che il diritto individuale è anche una leva necessaria allo sviluppo del capitalismo, che ha bisogno di un consumatore il più possibile libero di spendere. Questo è l’errore, secondo me, di non poco progressismo contemporaneo, che, dimenticando ciò, difende a spada tratta il diritto individuale (del consumatore) a discapito dell’obliata disparità di classe.
2) l’illuminismo settecentesco a un certo punto implode anche per quanto riguarda la lotta all’oscurantismo, e, come sappiamo, il deismo si trasforma sotto Robespierre nel culto dell’Essere Supremo – altrettanto, a suo modo, verticale. Egualmente, circa mezzo secolo dopo, il positivismo di Comte evolve in una Chiesa.

È chiaro dunque che una forma di “superstizione” possa nascere anche internamente a un contesto che si propone razionale e illuminista. Anzi, mi pare di vedere proprio questo: alla progressiva laicizzazione della società occidentale, al progressivo smantellamento delle religioni storiche, risponde – per necessità umana di trascendenza, anche spicciola – l’affiorare di piccole religioni private, rette proprio da un mercato che profila l’individuo e gli offre a buon prezzo una soluzione esistenziale ad hoc.
Personalmente, dunque, abbandonerei un manicheismo (sempre più attuale, non serve dire perché) tra razionali e pazzi, e mi chiederei: quale ideologia di classe regge la diffusione dell’astrologia? Siamo sicuri che la sfida sia tra intelligenti e stupidi e non tra ricchi veri e semipoveri che l’accessibilità del mercato illude ricchi?

[In foto: targa in onore dell’Essere Supremo: “il popolo francese riconosce l’Essere Supremo e l’immortalità dell’anima”.]