L’opposizione negazionisti vs zelanti della mascherina dipinta dai giornali è banale e irrealistica, frutto del vizio manicheista tipico delle sceneggiature mediatiche.
Questi due poli, a mio parere, sono in realtà l’espressione, orientata in due direzioni diverse, di uno stesso pensiero acritico e metafisico.
Rileggerei perciò le “fazioni” in questo modo:
a) Metafisica del problema
Qui l’attenzione è rivolta alla radice, al fattore che scatena il problema (la nascita del virus) o alla sua stessa consistenza. Il ragionamento è più o meno così: il dato empirico (la storia oppure la materialità del virus) è falso; occorre ricostruirne l’eziologia/l’ontologia attraverso un racconto alternativo; viene posta a monte, metafisicamente – dacché è inverificabile – un’altra idea di origine (ad esempio il laboratorio, la punizione divina) o un’altra idea di sostanza (il nulla, una menzogna al posto del virus).
Questo è il negazionismo; un approccio che parte da una critica della realtà (quella dell’attendibilità dei fatti) e fallisce poi nel risolvere la questione con una metafisica che, benché alternativa, rimane una metafisica, in senso povero, cioè una spiegazione dei fatti fideistica e indimostrabile.
b) Metafisica della soluzione
All’opposto, qui l’attenzione si concentra sulla gestione degli effetti, quindi sulla cura. Il problema viene accettato nella sua versione ufficiale, ma il ragionamento è uguale e speculare a quello del caso a). Il vuoto che viene colmato metafisicamente è ora non quello dell’origine, ma quello della fine: il dato empirico (la storia e la realtà del virus) è vero; la scienza è la soluzione; posso sacrificare alla soluzione ogni altro valore; la santità è lo zelo ossessivo nell’applicazione della cura, anche oltre la necessità reale e anche a discapito degli altri beni della vita.
Questo è il burionismo; ovvero un’accettazione della scienza in modo di fatto antiscientifico, cioè acritico, contrario al principio di falsificabilità di Popper. È un approccio che parte da una critica empirica del problema (cerca una soluzione concreta al contagio), ma fallisce poi quando si tramuta in una metafisica della scienza – contraddizione in termini – ed evolve in un rito collettivo di sacrificio per invocare religiosamente la soluzione.
Lo scenario è più complesso di un’epica bene vs male, e gli eserciti eletti mediaticamente a buoni e cattivi sono per giunta espressione di una stessa modalità di pensiero: non critica e – direi – partiticamente orientata o verso l’oltranzismo o verso il giustificazionismo. Entrambi, per me, ciechi.