Forse il disco più riuscito, iconico, dell’intera storia del rap italiano. Giocate sulla perfetta intesa di talenti e posizioni dei tre membri del gruppo, le tracce di SxM sono costruite sui controcanti di Deda e Neffa (più roccioso il primo, più liquido il secondo), che si innestano sulle basi di Dj Gruff (in un paio di occasioni anche MC). Queste sono basi dalla solida e piena architettura di bassi, attraversata perpendicolarmente da sottili venature che vanno a formare il “canto solista” (la sirena) della struttura sonora. In questa massa compatta, scura, SxM traccia tematicamente un’anti-epica di strada, scenari in cui si contrastano posture etiche e politiche monolitiche e inconciliabili – quella di un Potere pervasivo (le «iene»), ingannatore e sfruttatore, cui si oppongono i Cani sciolti, l’anti-sistema, il THC come scarto psicologico-morale dalla norma, la percezione e quindi denuncia di un perpetuo e soffocante «stato di minaccia». Un modo di intendere il rap che sembra lontano anni luce dall’ostentazione e dal barocco di molte soluzioni successive (degli anni ’10, ad esempio) e che vede nel flow un cerimoniale identitario, da una parte, uno strumento di protesta e presa di coscienza politica, dall’altra.