È uscito il numero nuovo di utsanga, come al solito ricchissimo. Miei contributi sono: l’opera asemica su pietra Nuovo Stellario; la prima puntata di Patch panel, rubrica che curerò appunto su utsanga; un video in cui parlo di liminalismo; il testo scritto per la mostra di Andrea Astolfi ad Atri lo scorso luglio.
Altri esperimenti pazzi si trovano qui, videodiscorsi qui, critica qui.
Oggi su Grado Zero, parlo di Inattuali di Gilda Policastro. L’articolo si può leggere qui, mentre altri articoli di critica letteraria qui.
Ieri sera, invece, è uscito, sulle pagine Instagram di asemicmovie e asemiccinema, Asemic Movie RK3JJQ04AXHY di Giuseppe Calandriello, cui ho contribuito prestando la voce. Altri progetti video si trovano qui.
Oggi doppia uscita. Su Beunnatural un resoconto sull’esperimento di scrittura asemica fatto a scuola qualche mese fa, dal titolo Oltre la pagina: un esperimento di scrittura asemica, mentre su Tremila battute Dritto al cranio, un racconto ispirato alle atmosfere di Expressway to yr. skull dei Sonic Youth.
Altri testi critico-teorici si possono leggere qui, mentre altri racconti qui.
Oggi, su Il cucchiaio nell’orecchio, una nuova Spora, la n. 16 – per un progetto di poesia diffusa. Altre poesie (e Spore) si possono leggere qui.
Contemporaneamente, su La Repubblica di Bari, è uscita una intervista a Francesco Aprile, di Vittorino Curci. Tra le domande una dedicata al liminalismo:
[Trascrizione testo:
«Che cos’è l’asemic writing?
La scrittura, nelle sue diramazioni, si è aperta sempre più al suo rimosso, a tutto ciò che la stampa ha estromesso dalla produzione del testo, tornando a dialogare con quel “resto” che le logiche della produttività avevano escluso (colore, materia, oggetti e materiali extra-letterari, gesto ecc.). Con l’asemic la scrittura è sottoposta a svuotamento, liberando lo scrivere.
Quali sono le principali tendenze nella poesia sperimentale di oggi?
La poesia, nelle sue forme di ibridazione, mi sembra legata a uno schema che vede il trionfo di forme di “resto” e mutualità di base nel dialogo tra codici differenti. Dai code poems (codici che sono al tempo stesso programmazione e poesia) all’asemic, dal glitch ai pwoermds (one-word-poems) la scrittura dissolve la sua realtà nel possibile. Nel glitch l’errore rompe la superficie lineare, emergendo senza montaggio, nei code poems e nei pwoermds emerge sempre una estraneità, ovvero una lingua poetica in un codice, una parola all’interno di un’altra. Siamo nel trionfo di una lingua straniera nella lingua.
Nel marzo scorso lei, insieme con Andrea Astolfi, Cristiano Caggiula, Gianluca Garrapa e Antonio Francesco Perozzi, ha lanciato il Manifesto del liminalismo. Può dirci di che si tratta?
Il manifesto del “Liminalismo” nasce da premesse autosabotanti. Abbiamo posto al centro il gioco, mettendo in crisi la produzione testuale eseguendo sessioni di scrittura in contemporanea su un paper di Dropbox. Ognuno modificava in tempo reale le porzioni di testo che gli altri stavano scrivendo. Ad ogni sabotaggio per Dropbox l’autore cambiava, non era più il creatore del testo, ma diventava l’altro, quello che magari aveva cambiato anche solo una virgola. Stiamo lavorando sul capovolgimento degli strumenti della produttività digitale in oggetti di spreco. A giugno pubblicheremo i risultati del nostro lavoro con/e sull’intelligenza artificiale. Ci interessa il processo, la scrittura non è sottoposta a postproduzione.»]