Tre o quattromila abitanti

Finora il caso ha voluto che io abitassi solo paesi di tre o quattromila abitanti. Vicovaro, Menaggio, Fossalta. La città l’ho vissuta da studente, da turista, da nomade; e per chi viene dalla mia stessa realtà abitare rimane un fatto di piccola piazza o quattro gradini fuori la porta. Provare a nascondere questo – per vergogna, magari – è tradire.

Andiamo veloci verso la smart city. Farinelli scrive: «la città globale, all’interno del cui congegno spazio e tempo non spiegano ormai quasi più nulla, e l’apparenza topografica, il visibile è una spoglia dalla quale non si ricava più nulla di plausibile e concreto circa il funzionamento del mondo.»
E la smart city è infatti qualcosa che non si tocca, un meccanismo oliato e nascosto, l’interconnessione aerea.
Ma la maggior parte di internet passa in cavi d’acciaio sottomarini, non tra i satelliti, e con quattromila anime affianco – solo quelle – senti ogni ruota, qualcosa che scotta.

Un amico mi ha detto una volta: “l’unica cosa che si può fare al paese è terrorizzarsi”. E aveva ragione, perché può essere tremendo. Ma quanto questo spavento mi sembra fiero, ancora, di fronte alla città sottocutanea; questa tenacia a farsi contro la storia, se la storia è logora – da reliquia ad alternativa. Ci sono nei paesi queste ragioni: che il luogo è più dello spazio; che il difficile è meglio del facile; che niente è facile davvero.